lunedì

Io sono l'Alfa e l'Omega

Guardava ciò che gli accadeva intorno, il drink in mano, un sorriso compiaciuto sul volto.

Alessandro lo squadrava da capo a piedi. Ormai non era più così sorpreso... Tuttavia, non sapeva mai bene che fare in queste occasioni. Tornò a discutere con i suoi coinquilini, cercando di ignorarlo. Povero sciocco.
Alberto era affacciato alla finestra, stava guardando l'alba. Quell'uomo gli provocava sincera curiosità, non lo aveva ancora capito del tutto. Le sue azioni erano illogiche e imprevedibili. Risultava il più divertente dei tre.
Giulia era seduta al tavolo con un asciugamano in faccia, per fermare la vistosa emorragia. Lei non era divertente, ma interessante, sì.
I tre ragazzi ripresero a parlare nella loro lingua aliena. Intuiva che stavano parlando di un viaggio, una città lontana. Sapeva cosa voleva dire tutto ciò: prossimamente avrebbe avuto di che divertirsi ancora di più.
Si alzò e si diresse al balcone. Questa stella gialla, che ormai stava illuminando tutto ciò che poteva vedere, non era poi così dissimile da quella lontana che riluceva sulla sua casa. Assaporò l'ultimo goccio del suo martini - cose del genere non si trovavano nel suo luogo d'origine - quindi lancìò di sotto il sottile bicchiere. Ne osservò le conseguenze in strada.
Si girò. I tre tipi stavano per dirigersi verso le proprie diverse destinazioni. Si affrettò dunque anch'egli verso la porta che dalla cucina portava in corridoio.
Incontrò lo specchio. Si sorrise, e fece una cosa che non gli era mai passata per la testa. Scorse il dito su quella superficie liscia, riproducendo i segni che così spesso mettevano ansia nei suoi 'amici'.

*SD*

E si sorrise di nuovo.

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